La storia di Re Creso

La storia di Re Creso

Creso, re di Lidia dal 560 a.C., fu ultimo sovrano della dinastia dei Mermnadi. Figlio di Aliatte e di una donna della Caria, dopo aver conteso il trono al fratellastro Pantaleone, si impadronì di Efeso, portando a termine l’opera dei suoi predecessori che miravano ad avere il controllo del litorale Egeo sottomettendo con la forza e con la diplomazia le città greche dell’Asia Minore.

Intelligente e tollerante con il suo filellenismo, che si manifestava in genere con generose elargizioni ai templi greci particolarmente al santuario di Delfi seppe dare una fertile collaborazione tra Greci e Lidi sia nel campo commerciale che in quello culturale.

Tale politica di collaborazione fu favorita dalla grande ricchezza del regno, dovuta allo sfruttamento delle miniere d’oro, e soprattutto alla convergenza delle strade commerciali verso i porti egei, nonché dallo sviluppo dato dalla moneta, che re Creso forse per primo tra i sovrani mediterranei coniò in oro.

La sua munificenza e i favori che concesse al mondo ellenico gli valsero l’amicizia e l’ammirazione dei Greci di cui sono eco i racconti, più o meno leggendari di Erodoto, come quello di Solone a Sardi.

Nel 550 a.C. il sorgere della potenza di Ciro che aveva rovesciato la dinastia Meda, apparve all’est una grave minaccia alla dinastia della Lidia. Deciso a prevenirla re Creso incoraggiato dagli oracoli e forse dalle sue alleanze con Babilonia, con l’Egitto e con Sparta, prese l’iniziativa delle ostilità attraversando il confine stabilito, il fiume Halis; ma fu respinto e quindi sconfitto con una battaglia di sorpresa sotto le mura della stessa capitale Sardi quivi catturato dopo un breve assedio, che pose fine brutalmente al regno della Lidia.

La fine di re Creso ci è nota attraverso versioni che sanno di leggenda: egli sarebbe scampato alla morte sul rogo, sia volontaria sia dovuta dal vincitore; perché salvato all’ultimo momento o da un intervento Divino a premio della sua pietà, o dalla clemenza dello stesso Ciro, che l’avrebbe tenuto alla sua corte come consigliere.

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